Vi chiederete, sicuramente, il senso di chiamare un post “volentieri”.
È da tempo che volevo scrivere di questa tipica espressione triestina.
È da tempo che volevo mettere in guardia il foresto che viene a Trieste sull’uso di essa.
Non appena arrivata, piena di belle speranze di fronte al nuovo e curiosa di scoprire Trieste, la mattina, momento della giornata in cui ero più libera, ero solita girellare per la città, a vedere e a provare tutto ciò che per me era una novità.
Assaporavo la libertà di essere senza tempo. Assaporavo la libertà di essere senza una meta. Assaporavo la libertà di girare in mezzo alla gente per me sconosciuta
Tutto era nuovo e io lo dovevo solo scoprire.
E fu così che, nel mio girovagare, mi sono imbattuta in questa – veramente strana – abitudine dell’uso della parola “volentieri”.
Sono entrata in un negozietto, proprio vicino a casa, all’inizio della via Battisti.
Un piccolo negozietto di delikatessen, per lo più formaggi, provenienti da tutte le parti del mondo. Un bugigattolo, piccolo ma ordinatissimo, straripante di ogni ben di Dio. Lattine colorate di minestra in scatola tutte ben allineate, vicino alla porta di entrata. Sacchetti di riso – quello buono, piemontese – sugli scaffali di fronte al banco, vicino alle confezioni di pasta. Nel banco facevano bella mostra di sé, divisi per regione e nazione non so quanti formaggi, molli, duri, cremosi, di capra, di pecora, di mucca….
Io, ricordo, avevo voglia di togliermi lo sfizio – perché avevo deciso che alla lunga quel girovagare solitario doveva pur essere ripagato da un qualche capriccio – di comperarmi un pezzo di Stilton, formaggio inglese, di cui vado ghiotta – come di tante altre cose, purtroppo!
Chiedo, con gentilezza.
Il signore al banco, alto, grosso, i capelli brizzolati, una faccia tonda, allegra e rassicurante, con il suo grande grembiule bianco lungo fino ai piedi, si sporge leggermente verso di me.
Poi, con voce profonda mi risponde: “volentieri”.
Io aspetto.
Lui mi guarda senza fare nulla.
Imbarazzata, guardo dietro di me la pasta ed il riso, aspettando che il mio Stilton venga preparato.
Il grosso signore al banco rimane immobile ad osservarmi.
Attimi di silenzio…..
Poi mi chiede se desidero ancora qualcosa d’altro.
“Ma, veramente, aspetterei il mio pezzo di Stilton”.
“Volentieri, ma no gavemo”.
Spiazzata, esco dal negozio.
Volentieri in triestino significa “no, mi dispiace, non ce l’abbiamo”.
sfoglio il blog molto “volentieri” ,,, mi giudico un triestino ‘patoco’ … ma leggendo il vostro blog scopro molte cose che non sapevo su trieste …… :-)
mi lascio accompagnare dai vostri racconti e dal vostro sguardo, mi sembra di essere lì con voi…grazie!!