Oggi, domenica senza ricetta.
Dieta e sport, per riprendersi dai bagordi estivi.
Vi porto a fare una passeggiata lungo un itinerario di nove chilometri circa che ho scovato in una guida sul nordic walking a Trieste e dintorni.
E’ un sentiero che è meglio fare in compagnia e quindi in questa bella domenica di fine estate ho convinto Giovanni, mio marito, a venire con me. Premetto che non è obbligatorio percorrere questo itinerario facendo nordic walking, anche perchè Giovanni, runner convinto, con i bastoncini da nordic non ci sarebbe venuto.
Abbiamo semplicemente fatto una bella e lunga passeggiata nel bosco.
Si parte dalla piccola chiesetta di Santa Croce. Attenzione che non è la chiesa principale ma quella piccola chiesetta, ora in ristrutturazione, alla quale si arriva prendendo una stradina che parte proprio da dietro la chiesa principale, tenendo la destra.
Io e Giovanni ci abbiamo messo un po’ per capire dove andare… poi abbiamo chiesto.
Dalla chiesetta si deve seguire, sulla destra, il segnavia del Cai che indica il sentiero n. 1. Si prosegue, prima tra le case, poi nel bosco, per una sentiero asfaltato che porta, dopo circa un chilometro e mezzo, dritto diritto alla vedetta Slataper. Questa è una terrazza in stile “imperiale” costruita sul ciglione carsico. La vista da qui è strepitosa.
Sotto di noi il Castello di Miramare, più in la la sagoma scura della città, in lontananza l’Istria.
Nell’ammirare questo spettacolo ci fa compagnia un simpatico labrador di una gitante, più interessato di lei al paesaggio.
Un brezza fresca sale dal mare vastissimo e limpidissimo alleviando la calura della giornata estiva e della camminata.
Si prosegue.
Ci siamo lasciati al vedetta Slataper alle spalle ed abbiamo preso un sentiero (l’unico in direzione di Trieste) per una discesa sterrata e leggermente accidentata che, dapprima in campo aperto, poi nel bosco piega verso sinistra. Percorso circa mezzo chilometro, si svolta a destra su un sentiero più largo, contrassegnato dal segnavia n. 6 del CAI. A questo punto potevo già essermi persa, se non avessi sposato un ex-atleta campione italiano di orienteering negli anni della sua giovinezza… Dopo circa duecento metri percorsi sul sentiero n. 6, bello e comodo, via di nuovo a destra su una pista molto piccolina, che costeggia il sentiero ma si addentra in un bosco di pini e rovi, molto fitto ma molto fresco e riparato. Non vi preoccupate se anche voi avete perso a questo punto l’orientamento, basterà guardare la cartina qui sotto per ritrovare la retta via.
Si continua in bosco per circa un altro chilometro fino ad arrivare a lambire il campo scout di Campo Sacro, che è il punto più lontano della passeggiata. A questo punto si ritorna in leggera discesa fino alla strada che da Santa Croce scende verso la ferrovia.
Fiori di cardo color malva, il mare blu percorso qua e là da vene di corrente agitate dalla brezzolina, Miramare che si staglia con le sue pareti bianche contro le acque fresche e profonde della riserva marina vi accompagneranno per la dolce discesa.
A dire il vero una compagna poco gradita è a un tratto spuntata dal crinale attraversandoci a due o tre metri di distanza la nostra strada: nera come il carbone, rapida come una saetta e lunga più di un metro e mezzo: un carbonasso _ veronese _ appunto o come li chiama Giovanni, un madrac _ friulano _ biscia tanto innocua quanto dall’aspetto bellicoso.
Il paesaggio cambia e dal bosco di pini, si passa ai pastini terrazzati con viti, fichi e ulivi e more. Giovanni si ferma a rubare due o tre fichi (eran sulla strada, terra i nessuno) e qualche mora, bella da vedere ma acida e secca a causa della siccità di queste settimane.
Io faccio qualche foto, al mare, al sole, alle vigne cariche di grappoli. Percorriamo il tratto finale di via del Pucino, costeggiando la ferrovia (splendida la casa antica e un po’ malandata al civico 333!) e si ritorna infine verso le prime case del paese, dopo aver affrontato una ripida salita sulla strada asfaltata che risale a Santa Croce dalla strada costiera.
A questo punto siete di nuovo in paese e raggiungere la chiesetta di partenza sarà un gioco da ragazzi.
Non ho resistito, lungo questo tratto, dal fare qualche incursione nel bosco alla ricerca di funghi, una delle mie passioni più profonde. Nulla, tutto secco e nemmeno l’ombra sbiadita di un fungo, ancorchè velenoso. Pazienza, arriveranno con la luna piena di settembre!
sto già programmando la prossima visita….
Trieste aspettami!