Il sardone barcolano a pasta bianca è una delle chicche di Trieste .
É cosi che a metà settembre di una fredda serata di bora estiva _di estivo c’è solo la parola_mi ritrovo di fronte al Museo del Mare di Trieste per assistere ad una conferenza …ebbene si …proprio una conferenza sul sardone barcolano… non sto scherzando!! Il titolo del manifesto è proprio accattivante: “alice delle meraviglie”.
Incuriosita e un po’ perplessa… entro.
Incredibile.
A parte il Museo _bellissimo dovete visitarlo_conto 120 persone sedute in trepidante attesa del conferenziere, star della serata insieme al sardone… e io che pensavo di essere la sola o quasi uditrice!!!
Parla il Dott Marco Costantini responsabile del “programma mare “del WWF Italia, esperto di pesci e pesca a livello internazionale. Persone di ogni età tra i 30 e i 90 anni con un unico comune denominatore: i volti solcati dal sole e il salso e una viscerale adorazione per i pesci e il mare.
Mi siedo per terra, non ci sono più posti liberi.
Scopro che il sardone barcolano a pasta bianca tanto citato dalle pescherie di Trieste non esiste come categoria a sé,come specie distinta dal mascolino siciliano che caratterizza le pescherie della Sicilia. È sempre lei, la comune alice o acciuga che a Trieste viene pescata al massimo entro il primo anno di vita: ecco perché il pesce si presenta piccolo, molliccio, bianchiccio e in Sicilia invece viene pescato verso il terzo anno di vita quindi lungo, duro e scuro, soprassediamo sugli scontati doppi sensi che hanno provocato l’ilarità della platea!!!
Ne emerge il valore locale del sardone _Trieste non è Trieste senza il sardone barcolano a pasta bianca e Catania non è la stessa senza il mascolino siciliano _e il suo valore socio-culturale. A Trieste il sardone è multitasking: può ispirare un gruppo musicale i “Sardoni Barcolani Vivi” lo si trova in alcune espressioni tipiche del linguaggio popolare “tirar sardoni” _id est fare la corte ad una ragazza_ pretesto per sagre e ritrovi sociali di ogni genere o piatto base della cucina triestina: i mitici “sardoni impanadi“.
Anche la bora ha un ruolo fondamentale nella vita del sardone. Nell’Adriatico abbiamo 3 grandi masse d’acqua: l’acqua calda proveniente dalla Grecia, l’acqua del golfo raffreddata proprio dalla bora e l’acqua fluviale del Pò che confluendo scivola sopra queste due masse d’acqua galleggiando. Le larve di acciuga vivono e trovano il loro sostentamento nell’acqua di origine fluviale nutrendosi di plancton ….è cosi importante la loro presenza nell’ecosistema ..se non ci fossero saremmo invasi dal plancton e dalle meduse. Con la metamorfosi le piccole larve passano le acque fluviali, crescono in centro Adriatico durante l’inverno e …voila’ verso maggio – giugno arrivano a Trieste i primi mitici sardoni barcolani a pasta bianca.
Vi avevo premesso che non era uno scherzo e non avete neanche letto male …è proprio cosi: non solo Trieste non è Trieste senza i sardoni ma anche l’Adriatico senza i sardoni non sarebbe lo stesso. È il “plusvalore del sardone”…a Trieste è ormai assunto ad oggetto di un trattato di economia politica …ora si che sto scherzando!!!!
Bellissimo articolo. Mi è piaciuta molto la maniera in cui è stato scritto ma anche molto interessante … Brave