Non si può venire a Trieste d’estate e perdersi un gelato di Zampolli.
Quella del gelato più buono è uno dei tanti “tormentoni” di questa bizzarra città.
Che il gusto di nocciola sia più buono da Gelato Marco, la crema da Udevalla o in qualche altra gelateria, è una costante estiva che, se non intrattiene, almeno occupa le conversazioni di attempate signore in riva al mare, sull’autobus, al giardino pubblico o davanti ad un buono spritz serale.
Non ero un’amante del gelato. Fino a poco tempo fa.
Non so bene se negli anni ho imparato a non mangiarlo per non cadere nella tentazione, o perchè veramente non mi piaceva.
C’è oramai in tutto il genere femminile di oggi una diffusa e alquanto masochista propensione ad infliggersi qualsiasi tipo di privazione pur di salvaguardare la silhouette.
Io, facendo parte del genere femminile, non sono certo fuori dal coro.
Anche nel mio immaginario i dolci sono il diavolo e sono banditi del tutto dalla mia dieta.
Il risultato non è poi un granchè, ma la mia coscienza riposa tranquilla.
Tutto ciò era vero fino a poco tempo fa, quando, per merito _ o demerito _ dei miei figli, mi sono piegata alla consuetudine del gelato.
Mi si è aperto un mondo davanti.
Decine di vasche si alluminio ricolme di gelati dai gusti tali da scomodare l’immaginario collettivo: gianduia, un melone stratosferico, la fragola che pare di coglierla nel bosco, i mitici gusti “senza nome“_ che lascio a voi scoprire cosa sono.
Il tutto in un surreale ambiente vintage fatto di piastrelle bianche, mosaico a terra , macchine che sfrecciano a due passi dall’entrata, motorini che si fermano solo per assaporare l’agognata pallina di variegato nutella, la migliore di tutta la città.
Questo è Zampolli in via Ghega, 10, tappa obbligata per rinfrescare la calura estiva tra un toc e uno spritz.