Non amo le stelle.
O meglio le amo ma mi incutono un sottile terrore.
Guardare le stelle obbliga a guardarsi dentro e a chiedersi cosa ne sarà di noi.
Ho vinto il mio terrore, spinta dalla curiosità.
E’ da poco stato riaperto, infatti, l’Osservatorio astronomico di Basovizza intitolata all’astronoma di fama planetaria nonché concittadina Margherita Hack, sede secondaria e divulgativa di quello situato nel Castelletto Basevi di via Tiepolo, 11.
In occasione della riapertura sono state organizzate delle visite guidate.
Per “riveder le stelle” si può prenotare cliccando sul sito, oppure telefonando allo 040 3199 111.
Ci sono stata. Scortata da tutta la mia _ numerosa_ famiglia, convocata da me, senza possibilità di replica, in caso di attacco di panico.
Ore 20.00. Sulla via che da Basovizza va a Pesek svoltiamo a sinistra. Percorriamo una strada sterrata fino a che non incontriamo un cancello. Chiuso.
Non siamo soli. Dietro di noi si forma una fila di macchine. Appassionati delle stelle.
Il cancello si apre. Percorriamo ancora qualche metro e sulla nostra sinistra troviamo l’Osservatorio, con la sua tipica forma a cupola.
Nel mezzo del nulla.
Ci stanno aspettando. Ci sono Giulia, Manuele e Federico, i ricercatori che guideranno la nostra visita.
Siamo in parecchi, una trentina o forse più, assiepati al piano terra in attesa di salire per l’osservazione.
Nel cielo ancora qualche nuvola, ma un leggero borino lascia intuire che presto si libererà.
Saliamo. La prima sensazione che ho è quella del freddo.
Davanti a me un enorme telescopio.
Quell’enorme telescopio frutto della generosità di tanti grazie alla quale possiamo ora, di nuovo, stupirci davanti all’infinito.
Sopra di me l’enorme cupola che piano si apre e svela l’universo.
Giulia, giovane astrofisica, ci spiega in breve come è fatto il telescopio che abbiamo davanti a noi _ il più grande in Italia progettato e costruito per la divulgazione scientifica_ e ci dice cosa andremo a vedere oggi.
Si parla dell’asse del telescopio, parallelo all’asse di rotazione terrestre.
Del telescopio, che insegue gli oggetti.
E mentre la cupola si apre lentamente, mi spiegano che Giove che è molto più grande della terra. Che le sue striature, che dovrei poi vedere sono delle turbolenze gassose e che le palline che vedrò intorno a Giove, che altro non sono le sue lune, già individuate più di 400 anni or sono da Galileo Galilei.
L’osservazione inizia. Tutti in fila ad osservare.
E mentre siamo in attesa le nostre guide continuano a raccontare. Delle costellazioni e di quella di Orione, in particolare. Non avevo mai fatto caso che le stelle hanno nomi di origine araba, mentre quelli delle costellazioni hanno origina greca o latina.
Della luminosità.
Di ammassi stellari, che permettono di di studiare l’evoluzione di una stella.
Arriva il mio turno. Vedo Giove e le sue lune, vedo tante altre stelle.
E mentre osservo, ascolto… Quando mi dicono che il Sole è una stella che è circa a metà della sua vita, che sta bruciando il suo carburante principale e che per adesso continuerà a bruciarlo, per molto tempo ancora, ma non per sempre vengo presa dalla mia solita paura.
Che ne sarà poi della Terra?
Vengo assalita dal freddo, che mi pare più pungente.
Mi estraneo, penso all’infinito e poi a nulla.
Tra il brusio di sottofondo, sento, mentre sono assorta nei miei pensieri, la voce di Giulia che annuncia la fine della visita.
Si passa al piano di sotto dove viene illustrata la storia dell’astronomia triestina e dell’osservatorio, e dove sono esposti i vecchi strumenti degli astronomi, non solo per scoprire nuovi corpi celesti o per prevedere comete o eclissi, ma soprattutto per la loro attività principale di una volta: stabilire il tempo e l’ora.
Si fa più caldo.
Sono salva!
Stazione Osservativa di Basovizza
Basovizza 302 , Trieste
00390403199 111
Visite di singoli o famiglie: martedì
Visite di gruppi e scuole: mercoledì e giovedì