“Questa splendida immagine dalla mia finestra è l’ex” manicomio” di Trieste, ma per fortuna grazie a gente come Franco Basaglia oggi anch’io posso entrare per godermi questo incantevole posto <<<<libera>>>> come tante altre persone. Ricordarlo oggi….” Post del 12.03.2013, preso da facebook
Non sono mai stata a S. Giovanni “prima“. Sono arrivata a Trieste troppo tardi.
S. Giovanni, l’ex ospedale psichiatrico, noto come Opp, dove nel 1971 arriva Basaglia ed in sette anni riuscira’ a restituire ai “malati” i diritti della personalità, prima fra tutti quello della libertà.
Una città nella città.
Prima chiusa. Adesso aperta.
Libera. Senza più cancelli.
Affascinante.
Inquietante_ un ‘inquietudine che traspare ancora nei pochi edifici non ristrutturati, o dalle scritte sui muri di alcune palazzine_
Ambivalente_ l’ambivalenza di chi vuole curare la diversità di chi invece crede che la diversità sia normalità. Un ‘ambivalenza che traspare ancora nella vicinanza tra il ristrutturato
e la decadenza…. da ristrutturare.
Immerso nel verde.
Io ci vado spesso.
A passeggiare nella zona nord, dove sui muri ci sono ancora le scritte rosse degli anni ’70.
Dove c’è la chiesa.
Dove qualche volta mi fermo a prendere un caffè al Posto delle Fragole, il locale della cooperativa S. Giovanni, composta da persone con un’esperienza psichiatrica o di tossicodipendenza.
Qualche volta scendo verso la città per incontrare la statua di Marco Cavallo, quello che aprì la breccia del manicomio. Portato a spasso per la città, nel 1973, da operatori, studenti, pazienti, artisti.
Simbolo di libertà.