Siamo oramai tutti fotografi. Con le nostre macchine digitali riusciamo ad immortalare, chi meglio chi peggio, la realtà che ci sta intorno.
Basta dare uno sguardo a fb…
Ma non tutti i fotografi sono artisti. Non tutti riescono a dare alla fotografia un’anima. Cristina Coral ci riesce e, direi, in maniera superlativa.
La incontro da Elena Cantori, che ci ha messo a disposizione il suo bello spazio espositivo EContemporary, in occasione della mostra “Luce Prigioniera” dove Cristina interpreta i testi dell’eclettica Anna Cargnello, da poco terminata.
E’, all’apparenza, una donna serena, con due grandi occhi verdi che emergono da un viso ovale, chiaro, di un grazia particolare. La stessa grazia che si coglie nei suoi movimenti, quando illustra ai visitatori il significato della sua opera.
Sedute sulle poltroncine di un vecchio cinema in fondo alla sala, mi ha raccontato come si è avvicinata alla fotografia e come l’abbia scelta quale forma di espressione artistica, indipendentemente dall’aspetto tecnico.
“Sono un’autodidatta _ mi dice _ ma questo poco importa. Infatti non mi considero una fotografa vera e propria. Le foto per me sono l’espressione del mio animo, sono dei quadri che raccontano storie. Storie che nascono da un bagaglio emozionale di ricordi, e da tutto ciò che nella mia vita ha influenzato la mia sensibilità e la mia interiorità: la musica, l’infanzia, il teatro, l’arte i dettagli, le mani, la natura, il silenzio di un bosco, una giornata di pioggia…” La musica e l’infanzia, in particolare, sono legate al ricordo del padre Giampaolo, importante compositore di musica orchestrale e da camera, che (si) raccontava attraverso la musica.
Anche Cristina (si) racconta. Tramite la macchina fotografica, mettendo in scena una realtà immaginaria filtrata dal ricordo e ripescata dall’inconscio e creando un senso di malinconia che ci riporta alla sfera della emotività e dell’intimo.
Mi stupisco _ con un pizzico di invidia _ di venire a sapere che il suo è un percorso iniziato solo tre anni fa.
Ha iniziato con il fotografare durante i suoi viaggi. Così è nato il suo primo progetto i “ Non Luoghi” _ aeroporti, metropolitane, centri commerciali… luoghi asettici, dove non condividiamo il passato _ esposto qualche tempo fa al Cafè Miti, a Trieste.
La sua attenzione non è solo orientata ai luoghi.
Ritratti di bambini, di donne e moda… nei suoi scatti la figura femminile è il punto focale.
Lavora con modelle, cura lo styling, ricerca i luoghi, gli abiti, le atmosfere.
Il suo linguaggio evoca dei sentimenti indefiniti, i misteri che circondano la vita, scruta l’interiorità e trasporta l’osservatore nella dimensione quasi onirica dei ricordi, dove le immagini raccontano la fugacità delle bellezza e la fragilità delle illusioni.
“ Per me fotografare è un viaggio, attraverso l’obiettivo… non riesco a vedere ad occhio nudo _ mi dice. Sono felice perchè ho avuto riscontri molto velocemente e questo mi ha dato una grossa gratificazione. Ho un portfolio nel magazine online di Vogue. Alcune foto sono state selezionate come foto del giorno della rivista.” Non dice_ ma me lo rivela Elena Cantori _ che tantissime sono state le foto selezionate quali foto del giorno o “best of “. Si schermisce anche quando Elena mi racconta che Cristina è stata selezionata tra i 25 su 55.000 fotografi di Vogue per esporre con quattro scatti alla Galleria Sozzani di Milano.
Chapeau!
I lavori di Cristina Coral, oltre che su Vogue Italia, sono stati pubblicati su diversi magazine online: The C-41Photografic Magazine, le Journal de la Photographie Paris, Organiconcrete, Juliet Magazine, Art Limited, Inside Art, Fotoblur …. Ha esposto al Miti Cafè di Trieste, al Convivio di Milano, alla Galleria Circus di Milano, alla Galleria Carla Sozzani di Milano e allo Spazio EContemporary di Trieste.
Alcune sue fotografie sono rappresentate dall’Agenzia Art and Commerce di New York.
Cristina Coral, un obiettivo che dipinge i sentimenti, la trovi su https://www.facebook.com/cristina.coral1?fref=ts