Sandrine Zondervan non è solo una fotografa.
E’, come lei stessa si definisce, una artista visuale, plastica.
Nata come pittrice, nella fotografia ha trovato lo sfogo della sua arte.
Sandrine è arrivata a Trieste dodici anni fa dal Messico, dove ha studiato Belle Arti, inseguendo l’amore, il fotografo sloveno Edvard Frank.A Trieste si è fermata, a messo su famiglia _ oltre al compagno, due bambini_ ha continuato a dipingere e a fotografare.
Ho visto le sue foto. Mi hanno catturata.
Sono andata a trovarla in quella che oltre la sua casa è anche il suo studio.
Sono improvvisamente stata catapultata in Messico. La casa infatti ha tipicamente uno stile e i colori tipici di quel paese: “ metto molto della “messicanità” nella mia vita, nella mia arte e nelle mie foto _ mi dice Sandrine. Le forbici che vedi lì, appese, aperte sul muro della casa non permettono l’ entrata agli spiriti oscuri. Le stesse forbici le puoi trovare nei miei lavori, sostenute da un filo rosso, simbolo dei legami di sangue, soprattutto quelli che porto nel DNA e che parlano del mio passato della mia cultura, delle miei origini e memorie.”
Accanto agli elementi tipicamente messicani, qui in Italia, ed in particolare a Trieste, Sandrine è rimasta affascinata dal rapporto molto normale della gente _ tipicamente triestino _ con la natura: con i boschi del Carso dove si va a camminare, con il mare…
Il bosco in particolare è diventato spesso il luogo per i suoi lavori “Alberi, tronchi, rami….sono un prolungamento del corpo umano che diventa parte della natura: creature antropomorfe_ mi spiega Sandrine. Gli stessi tronchi quando vengono battuti, creano musica, chiamano la pioggia e diventano oggetti magici.”
Sandrine espone alcune delle sue foto alla mostra collettiva “Eros e Thanatos” che è stata inaugurata lo scorso venerdì, 18 ottobre, presso la galleria Liberarti di Maria Sanchez in piazza Barbacan.
Ci sono stata verso sera.
Trieste come Parigi? Provare per credere!