di Pierluigi Sabatti
“Così vicini, così lontani” si intitolava un’antologia, pubblicata dalla Provincia di Trieste qualche anno fa, che riuniva scrittori e poeti italiani e sloveni.
Titolo azzeccato perché le due culture che convivono in questa città hanno scarse relazioni reciproche e poco si conoscono.
Anzi, va meglio precisato che gli sloveni conoscono la cultura italiana, mentre sono gli italiani a ignorare quasi totalmente la cultura dei loro concittadini di diversa lingua. Se si esclude Boris Pahor, assurto a notorietà nazionale con “Necropoli”, il suo libro sui campi di concentramento in Francia e in Germania (Natzweiler-Struthof, Dachau, Bergen-Belsen) in cui fu rinchiuso, sfido un triestino di lingua italiana a citare altri due scrittori sloveni di Trieste.
Ecco quindi che questa serie di incontri sulla cultura slovena rivolti ai triestini di lingua italiana in questo mese di febbraio (4-27) costituiscono un’occasione da non perdere.
La meritoria iniziativa si deve a due associazioni cittadine, Slovenski klub e Gruppo/Skupina 85.
Iniziativa che aiuterà anche per superare un pregiudizio molto radicato, che vede gli sloveni come immigrati qualche secolo fa dal Carso, ai tempi del grande emporio. In realtà la loro presenza è testimoniata sin dall’Anno Mille, come scrive lo storico triestino Fabio Cusin. Un’affermazione che gli rese difficile la carriera universitaria, riuscì a ottenere una cattedra a Urbino nel 1950 dopo che non gli era stata confermata all’ateneo triestino.
Non solo, nel ‘500 alla corte del vescovo Bonomo si formerà un giovane prete, Primos Trubar, il “padre” della lingua slovena, che predicava nel suo idioma nella basilica paleocristiana di via della Madonna del Mare (di cui oggi si vedono solo i resti, sotto la scuola Duca d’Aosta), sita probabilmente fuori le mura e meta soprattutto dei pescatori che evidentemente quella lingua parlavano.
Presenza dunque secolare e misconosciuta.
E per vedere i luoghi dell’ ”altra” Trieste segnalo la visita guidata di sabato prossimo, 8 febbraio, che prende le mosse dalla cattedrale di San Giusto e, snodandosi lungo il colle, tocca Santa Maria Maggiore e San Silvestro, via Madonna del Mare, il palazzo del Vescovado, Piazza Unità, il Molo Audace, Piazza della Borsa, Ponterosso, il Canale.
Informatissimi ciceroni, Patrizia Vascotto (docente, guida e traduttrice) e Dimitri Waltritsch (architetto).
Questo itinerario, insieme alle altre iniziate, potranno rendere meno lontani gli abitanti di questa città che parlano lingue diverse.