A Trieste la Pasqua non è Pasqua senza la Titola.
La Titola fa la sua fugace apparizione nelle pasticcerie e sulle tavole triestine solo ed esclusivamente per il periodo pasquale.
La sua forma, a treccia, richiama quella dei chiodi usati per la crocifissione, e l’uovo, sempre colorato di rosso, come lo sono le uova della Chiesa ortodossa, sia greca che serba, presente in città_ ma oramai lo si trova di diversi colori _ ricorda i sassi del Calvario macchiati dal sangue rosso vivo colato dalla Croce.
Sono andata a cercare la ricetta della Titola sui vari libri di cucina della tradizione triestina che sono solita consultare _ in primis quell’immancabile tomo, recentemente riedito, che è “La cucina triestina” di Maria Stelvio (ed. Lint).
Non la si trova.
La ragione è semplice. La si prepara con l’impasto di un altro dolce tipico triestino: la Pinza.
Anch’esso dolce della tradizione pasquale dovrebbe ricordare la spugna imbevuta di aceto che i soldati romani avevano appoggiato sulle labbra di Gesù.
Pinza che in realtà compare volentieri sulle tavole e nelle pasticcerie durante tutto l’anno a differenza delle Titole introvabili in altri periodi.
Per l’impasto vi rimando alla ricetta della Pinza, della dalla pasticceria “la Bomboniera”.
L’uovo è un semplicissimo uovo sodo colorato con i coloranti che si trovano in questo periodo in tutte le cartolerie.
Per ottenere un colore migliore è sempre meglio usare uova bianche.
Io, lo ammetto senza vergogna, Pinza e titola le compero.
Le titole immortalate nella foto sono quelle, tutte ben impacchettate, del panificio Jerian di via Combi.