E’ la seconda volta che sono alla “Kleine Berlin” l’unico dei ricoveri antiaerei della seconda guerra mondiale di Trieste visitabile grazie all’opera dei volontari della “Club Alpinistico Triestino”, che lo gestisce e lo mantiene.
Mi ero appuntata sul mio calendario la data della visita.
Ogni ultimo venerdì del mese i volontari sono a disposizione del pubblico per una visita guidata.
Anche questa volta sono arrivata in ritardo. Ma non per colpa mia. Mi avevano informato che il tour sarebbe iniziato alle 20. 15 anziché alle 20.
Sono arrivata in via Fabio Severo davanti all’anonimo cancello che nasconde un intricato dedalo di gallerie sotterranee.
Non c’era nessuno.
In lontananza si sentivano delle voci. Avevano già iniziato, senza di me. Mi sono fatta sentire… mi hanno sono gentilmente venuti ad aprire.
Percorro il lungo corridoio di ingresso.
Ai lati alcune vetrine raccolgono cimeli della guerra. Elmetti, torce, piatti di peltro… C’è anche una vecchia bicicletta.
Un tuffo in un passato doloroso, non poi così lontano.
In una larga galleria laterale parecchi visitatori sono seduti ad ascoltare Maurizio che racconta, con partecipazione, della Trieste di dopo l’armistizio del 1943, della creazione da parte del governo tedesco dell’Adriatische Kuestenland, del terribile bombardamento del 10 giugno 1944, durante il quale morirono più di 400 persone.
Siamo nella parte tedesca del dedalo, quella occupata esclusivamente dalle truppe delle SS e che veniva adoperata dal generale Globocnik, braccio destro di Himmler a Trieste, per raggiungere dalla sua abitazione gli uffici situati nel palazzo del Tribunale, senza neppure uscire allo scoperto.
La scala a chiocciola collegata con la villa Ara, abitazione confiscata dal Globocnik ad una famiglia ebrea, è ancora ben conservata in una delle gallerie laterali della “Kleine Berlin”.
In fondo al cunicolo tedesco si trova l’accesso a quello italiano, che serviva come riparo antiaereo , dopo l’incursione del 1944 quando i rifugi antiaerei condominiali o di quartiere _ i cui accessi, identificati dalle lettere U.S .(“…l’ultima speranza per i triestini di allora…” ci dice con un sorriso amaro Maurizio), sono ben visibili in giro per Trieste _ apparirono non più sufficienti.
In questa parte, umida, poco illuminata, con i volti oramai ricoperti dalle stalattiti del tempo ci addentriamo con le torce e con gli stivali di gomma.
Qui, in questo anfratto della Storia, centinaia di persone si accalcavano durante gli allarmi aerei, ognuna con il suo piccolo fagotto di cose necessarie, tra le quali l’indispensabile torcia a dinamo.
I bambini con il loro zainetto e qualche gioco per far passare il tempo, che non finiva mai.
Maurizio ci mostra alcune copie di “Tuffolino”, versione autarchica del più celebre fumetto americano.
Stipati come le sardine più o meno 1.200 persone passavano le loro notti in queste gallerie nei drammatici giorni tra il gennaio del 1944 e il febbraio del 1945, quando le incursioni aeree_ di cui quella del 10 giugno fu la più devastante _ provocarono circa 700 morti.
Sui muri, incrostati dal tempo, rimane ancora ben visibile la scritta “non sputare” , segno evidente della paura della tubercolosi.
Pare di essere lì, con loro assiepati ed impauriti, infreddoliti, con le orecchie tese a sentire cosa succedeva fuori, a spartirsi le poche latrine esistenti e a far passare il tempo.
Piano piano ritorniamo sui nostri passi.
Mi accorgo che sono già passate due ore.
Mi affretto verso l’uscita. Ripercorro le due gallerie.
Dò ancora una frettolosa occhiata alla mostra fotografica sul bombardamento di Trieste, cercando di intuire, tra le macerie, i luoghi a me familiari.
Attraverso di fretta l’ultimo e più stretto corridoio. Arrivo al cancello sul fondo infreddolita dalla temperatura del cavo della terra, sui 14-15 gradi, consiglio un maglioncino anche d’estate.
Esco dalla Storia nel tepore di una serata di mezza estate.
“Kleine Berlin”
via Fabio Severo, di fronte al civico n.11
Per informazioni e visite guidate contattate Maurizio:
339 2539712
info@kleineberlin.it o nifargus@alice.it
La visita costa 3 euro.