Vale la pena, per chi viene a Trieste, sapere qualche cosa su quell’enorme edificio di mattoni rossi, con altrettante enormi vetrate che danno sul mare, che si staglia grandioso sulle rive, tra i circoli velici e la Stazione Marittima.
E’ la ex Pescheria (Nuova o Grande o Centrale) di Trieste eretta nel 1913 dall’architetto Giorgio Polli per prendere il posto del vecchio mercato del pesce.
Ribattezzata subito dalla popolazione, con evidente riferimento alla sua forma che riprendeva quella di una chiesa ,“ Santa Maria del guato” (ghiozzo, pesce molto comune), la Pescheria divenne, negli anni, molto più che un mercato, un’attrazione cittadina, un punto di aggregazione: una sorta di “centro sociale”cui affluivano acquirenti ma anche semplici curiosi.
Tra quei curiosi, appena arrivata a Trieste, c’ero anche io.
La Pescheria aveva perso il suo ruolo e la sua importanza era già scemata. Di lì a due anni avrebbe chiuso i battenti.
Ma rimane vivo in me il ricordo di quei pochi residui banchi freddi di marmo, dei mucchi di sardoni gettati lì, alla rinfusa, delle canne (“spine”) per l’acqua, dolce e salata, usate per pulire il pesce, del freddo pungente dell’inverno che ti penetra nelle ossa.
Ovunque un inconfondibile, buon odore di salmastro.
Un’atmosfera affascinante, d’altri tempi che ha attratto alcuni famosi set cinematografici: nel 1962 Bolognini girò qui alcune scene di “Senilità” e più tardi nel 1974 Francis Ford Coppola fece assumere alla Pescheria le sembianze della newyorkse Ellis Island nel “Padrino parte II”. Questo affollato e chiassoso mercato del pesce ha cambiato vita nel 2006, quando il commercio al minuto ha ceduto il posto_ non senza polemiche e dibattiti _ alla cultura e si è inchinato _ per il momento _ alle arti visive presenti e future diventando il Salone degli Incanti _nome derivante dalle vendite di pesce al miglior offerente.
Un bell’esempio di recupero di un immobile di pregio, restituito alla città trasformato in polo di attrazione culturale e turistica, anche grazie all’aiuto e alla precisa volontà della FondazioneCRT.
Esempio che ci si augura sia di stimolo e venga seguito per le tante altre strutture, che attendono da anni delle decisioni sulla loro futura destinazione.
A conferma di questa nuova vocazione e destinazione dell’ex Pescheria si è inaugurata proprio in questi giorni, con grande successo di pubblico la mostra monografica dell’artista figurativo argentino Ricardo Cinalli “La metafora del Perturbante”, che sintetizza l’intera personalità dell’artista, il quale attraverso l’enigma metaforico interpreta la vita e si coniuga alla passione per la psicologia _ materia in cui Cinalli è laureato _ tramite la nuova categoria estetica proposta da Freud _ quella del perturbante, appunto – per indicare la sfera emotiva della paura e dello spaventoso.
Il Salone degli Incanti si è dimostrato in questo caso il contenitore ideale per la particolare linea estetica di Cinalli basata prevalentemente su parametri di una concezione dell’opera in scala monumentale, unita all’uso della prospettiva secondo canoni tipicamente rinascimentali.
La mostra rimarrà aperta da 24 marzo al 27 aprile 2013
Visite guidate: domenica ore 11