Prendo spunto da diversi articoli che all’iniziare dell’autunno appaiono su giornali o riviste di costume o di turismo su quella particolare attrattiva è il foliage, fenomeno naturale di effimera durata che ogni anno si ripete e che infiamma di un’accesissima colorazione dal rosso all’arancione al giallo e fino al verde i boschi cedui in varie parti del mondo.
Un vero e proprio fatto di costume _ e di turismo _ negli Stati Uniti, dove migliaia di turisti muniti di macchina fotografica e attrezzatura da campagna si disperdono nei boschi del nord America ad osservare le foglie degli alberi che cambiano colore.
Anche a Trieste abbiamo il nostro piccolo “foliage”: piccolo, perché circoscritto a quella zona che circonda Trieste che è il Carso triestino dove cresce quel particolare arbusto, chiamato Sommaco, noto anche come Scotano o con il suggestivo nome di “albero della nebbia” _ dalle infiorescenze piumate proprie di questa pianta.
Sicuramente non meno bello di quello americano.
Ai primi freddi dell’autunno il Sommaco tinge il Carso di accese colorazioni che vanno dal giallo oro al rosso brillante della porpora.
Accese fiammate nella grigia landa carsica.
Una scoperta che ogni anno si rinnova.
E, come ogni anno, l’altro giorno sono stata a farmi una solitaria passeggiata in Carso alla ricerca dei suoi colori.
Il cielo era limpido e soffiava una bora leggera.
L’aria pungeva.
Mi sono avventurata in uno degli innumerevoli sentieri, che, come gomitoli, si dipanano nell’altopiano, si incrociano, si attorcigliano, per poi di nuovo sciogliersi.
Sono partita dal sentiero che parte lungo la strada che congiunge il borgo di Padriciano alla strada per Basovizza.
Lì sapevo che avrei trovato i colori che cercavo.
Mi sono addentrata lungo il sentiero che parte dal bosco Salzer. Ho incrociato l’entrata della grotta di Padriciano. Ho proseguito per una cinquantina di metri. Lì il bosco autunnale si è diradato ed ha lasciato il posto ad una piana caratterizzata dalla landa carsica nella quale, tra sparuti alberi oramai grigi e senza foglie che escono solitari dall’erba alta gialla e secca e tra i verdi cespugli dello spinoso del ginepro, irrompe il rosso fuoco, l’ arancione e il giallo del Sommaco.
Le foglie d’oro e di porpora turbinavano intorno a me.
Davanti a me il Monte Spaccato.
Mi fermo ad ammirare i colori. Seduta su una ruvida roccia grigia, spazzata dal vento, contornata dai cespugli colorata, rimango in contemplazione dello spettacolo.
E’ come se questa tavolozza naturale che si forma nei miei occhi, raggiungesse direttamente l’anima, senza transitare dal cervello: un fuoco intenso come le diverse sfumature di rosso che vedono i miei occhi, riscalda e ristora la mia interiorità.
Cromoterapia della natura.