lisa corva e il profumo di desideri sospesi

Mercoledì sera _ l’altro mercoledì, il 15 maggio. Sono un po’ in ritardo! _ mi sono trascinata, dopo una giornata lunga e difficile, alla presentazione dell ‘ultimo libro di Lisa Corva “Ultimamente mi sveglio felice” alla Stazione Rogers,  la vecchia pompa di benzina disegnata dall’architetto Rogers, trasformata dai suoi allievi in piccolo centro culturale e caffè.
Mi interessava l’argomento: Borders. Confini.
Confini per un’autrice di confine, nata a Trieste, vissuta a Milano e adesso trasferitasi a Lubiana.
Confesso la mia ignoranza: non avevo mai sentito parlare di Lisa Corva.
In ogni caso sono andata, spinta dalla mia curiosità.
Arrivata come al solito in ritardo.
La sala della Rogers era gremita. Babe, babette e babazze… le solite anziane signore che incontro ad ogni conferenza alla Rogers, le solite, tante  amiche di Gigetta.
Questa volta, però, noto anche signore più giovani. Una, i particolare,  con le unghie dipinte di blu che Lisa ringrazia “grazie per le unghie blu di qualcuna, dress code in omaggio al libro” spiega.
C’è anche qualche sparuto essere maschile.

ph_andreaperotti

Il moderatore dell’incontro Pierluigi Sabatti_ camicia a righe viola, in tinta con l’orologio, trés chic!_ conduce il dibattito. Una piacevole oretta attraverso i borders che ha attraversato Lisa Corva : il confine tra il giornalismo e la scrittura, il confine in amore_  il primo bacio  e l’ omossesualità  maschile da redimere. La domanda che assilla la protagonista del libro è se sia o meno reversibile lo stato di gay _ i  confini geografici, così sentiti a Trieste e i confini, diciamo così, olfattivi_ il confine tra l’odore (della vecchiaia della madre della protagonista) e il profumo di “desideri sospesi”.
C’è anche un po’ di Trieste nell’ultimo libro di Lisa. L’incontro sul molo audace tra la ragazza dalle unghie blu e un uomo conosciuto su facebok, che porta una maglia a righe è uno dei  tanti brani _ forse troppi “ Ci svelerà anche il finale? Mi chiedo _  letti dal moderatore.

ph_andreaperotti

E poi, dopo tanto camminare e tante parole e tanto zucchero, si sono ritrovati al punto di partenza. L’inizio, o la fine del molo, insomma dipende da come lo guardi. Sono alla fine del molo al tramonto; e mentre Maglia a Righe le sta raccontando che lì davanti, nell’Ottocento, c’erano delle isole galleggianti, dove i triestini dell’epoca andavano in barca, a fare bagni di mare o semplicemente a bere un bicchiere; lei si fa vicina, molto più vicina. Non dovrebbe essere il momento giusto per un bacio, pensa, per questo sospirato primo bacio, adesso, prima che faccia completamente buio, e prima che lei sia completamente congelata? Non si potrebbero lasciare un attimo da parte le isole galleggianti, per affascinanti che siano? Quasi per telepatia lui tace. Guarda fisso davanti a sé, ed è vicino, così vicino. Non potrebbe almeno chiederle se ha freddo, diciamo per educazione, e passarle il braccio sulle spalle? Non si usa più? Così la ragazza dalle unghie blu ha pensato – o meglio non ha pensato, il pensiero l’ha attraversata, l’ha spinta, aiutato sicuramente dall’ennesimo refolo di bora...”.

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E tra il profumo di desiderio sospeso del Porto vecchio _ “Che profumo ha_ chiede l’architetto Fornasir all’autrice  _ il Porto vecchio di Trieste?” “Profumo di desideri sospesi” _ e il profumo di bora di Trieste, la serata scorre piacevolmente.

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