Ci sono passata davanti miliardi di volte. Sono entrata in quel bel palazzo liberty altrettante volte.
Lì ci abitava, fino a poco tempo fa, un’amica.
La libreria “In der Tat” di via Diaz 22 a Trieste mi ha sempre attirato per la sua curiosa e diversa scelta dei titoli, in vetrina e in mostra sul grande tavolo, al suo interno.
Ma il passare distratto e, forse, la consuetudine del luogo non hanno mai fatto sorgere in me la curiosità sul nome.
Non mi sono mai posta la domanda: perchè “ in der Tat”? fino a quando, mio malgrado (o per mia fortuna) mi sono dovuta confrontare con il tedesco.
In der Tat è snonimo di tatsaechlich. Così mi ha detto la mia insegnante di tedesco, Simone.
Infatti, in italiano. Ma questo non è il caso della nostra libreria.
Ci sono stata l’altro giorno, come tante altre volte, per dare un’occhiata sul grande tavolo delle ultime novità, ma questa volta anche per soddisfare la mia curiosità.
Alberto, da dietro un computer che, a quanto dice, non ama per niente, mi spiega che la scelta del nome è stata del tutto casuale, quando in tre amici stavano ristrutturando il vecchio spazio della libreria, allora in via Venezian, e tra una birretta, un panino e tanta polvere uno di loro ha detto: “Come vi suona In der Tat ? Sto leggendo un saggio di Hegel, il quale quando si riferisce alla cultura usa il significato di In der Tat con l’idea dell’evoluzione, del movimento”.
Detto. Fatto. Nonostante nessuno dei tre amici conoscesse il tedesco, quel suono ma soprattutto quell’idea divennero il nome di una libreria. Che, sulla scena affollata di una Trieste di carta, si ritaglia uno spazio tutto suo di libreria alternativa, sempre in movimento, per l’appunto.
E che parte, nella scelta dei libri da offrire ai lettori, dalle tematiche più che dalle singole case editrici.
E così oltre a ciò che si trova nelle comuni librerie (non solo, quindi, saggistica e narrativa, ma anche letteratura per bambini/adolescenti e fantascienza), qui si porta una particolare attenzione alle problematiche che riguardano i tessuti più deboli della società: immigrazione, carcere, psichiatria, minori.
Ma non solo. Vengono esplorati ampiamente i temi quali lavoro, psicologia, studi di genere, letteratura femminile…
Trovano qui spazio anche case editrici e collane che privilegiano giovani autori o, comunque, autori emergenti con tematiche che riguardano le parti più dinamiche della società e argomenti di controcultura in genere: Cooper/Castelvecchi, Stampa Alternativa,Shake o Sensibili alle Foglie. Ma anche Sur, specializzata in letteratura ispanica.
Scelte a volte coraggiose e in controtendenza che fanno di questa piccola libreria una chicca per intenditori, ma che hanno sempre pagato, mi dice Alberto, di tre rimasto l’unico superstite.
Nonostante il nome, spesso storpiato e modificato come nel caso del vecchio portalettere, che alla fine ci chiamava “Taratata.”!
Intenditori e affezionati come la coppia di Pordenone che, ogni mese, fa un salto da In der Tat a fare scorte.
Intenditori, come il mio vicino di casa, che trovo qui _ e che non mi sarei mai aspettata di trovare _ a ritirare un libro e a sfogliare le ultime novità.
In der Tat
via A. Diaz, 22 Trieste
040 300774
www.indertat.eu
Aperta il lunedì dalle 9 alle 13 e da martedìa sabato dalle 9 alle 13 e dalle 16 alle 20.