Sbucano da dietro le macchine parcheggiate.
Non si curano minimamente di guardare, a destra e a sinistra, chi sta per arrivare.
Non si affrettano.
Passano e basta.
Forti dell’essere sulle strisce pedonali, mantengono la loro andatura. A volte rallentano.
Magari chiacchierando amabilmente con l’amico/a.
Loro, i pedoni, a Trieste hanno sempre ragione.
E hai un bel dire che la tua visuale _ la visuale dell’automobilista _ era ostruita dal mezzo in sosta. Che non potevi intuire che si sarebbero letteralmente catapultati sulle strisce per l’attraversamento.
Che hanno comunque il dovere di controllare.
Non ci sono scuse.
Se non lo tiri sotto _ chè allora, il pedone, non riesce più né a parlare né a muoversi _ l’insulto è assicurato.
Verbale.
Molto spesso solo gestuale, ma comunque efficace.
Non si tratta solo di rispetto del codice della strada. E’ qualche cosa di più.
E’ l’incrollabile certezza, di eredità asburgica, che la regola induce un diritto che va usato tutto, sino in fondo, anche quando non necessario.
L‘automobilista triestino lo sa. Se sgarra, si becca gli insulti allegramente pronto a restituirli quando sarà, a sua volta, pedone.
Io mi ci sono abituata. Dopo tanti anni, in prossimità delle strisce pedonali rallento comunque e controllo.
Quello a cui non mi sono ancora abituata sono gli insulti. C’è sempre tempo!
Se venite a Trieste quindi: ATTENTI AL PEDONE!
… attenti all’automobilista, se vuoi restare pedone …