Tornata a Trieste dopo una settimana di faticoso girovagare in lungo e in largo per una Pianura Padana arsa dalla canicola, vengo tramortita dalla ferale notizia: “Trieste senza più sardoni. Pescherie e ristoranti nel caos”.
Così il titolo, laconico, del Piccolo, noto quotidiano locale.
Chiuso dall’Azienda sanitaria il mercato ittico all’ex Gaslini, pescherie e ristoranti triestini sono rimasti a secco di sardoni, id est alici (oltre a suri e calamari).
Togliere i sardoni ad un triestino è come togliere l’acqua ai pesci.
“Barcolani”, però, si intende, a pasta bianca , assolutamente da non confondere con quelli della vicina Grado, che non sono così prelibati e vengono trattati, dl popolo triestino, con una certa sufficienza.
Soprattutto non sono gli stessi, almeno così ci vogliono far credere!
“Bianchissimi”; “sodi”; “pieni” – come se fosse possibile avere dei pesci vuoti! – ; “vivi”; “miracolosi”; “parlanti”: così si legge sulle locandine delle varie pescherie.
Il sardone è un concentrato di questa città.
Marinati, in savor o, meglio ancora, panati, i sardoni non mancano mai dai menu dei ristoranti triestini.
Non è un caso che quando un “foresto” viene a Trieste e voglia mangiare qualche cosa di tipicamente triestino, lo si porta a mangiare sardoni impanai in una qualche bettola o in qualche localino “con l’anima” di cui Trieste è piena (segnalo, tra i tanti, Il Salvagente): primo piccolo passo verso la sua triestinizzazione.
E adesso, quasi per uno scherzo del destino, è il sardone a diventare “foresto”: arrivano da Grado da Marano, da Monfalcone e alla Croazia. Pescherie, grossisiti e ristroranti triestini si arrabattano per approvvigionarsi un po’ di materia prima,
In questo tormentone di inizio estate, che coinvolge una città intera, annichilita di fronte alla “grande crisi del sardone” come è stata già etichettata, si intravede uno spiraglio: leggo infatti con piacere e sono rincuorata dalla notizia dell’imminente slavataggio del sardone barcolano: da martedì, informa il Piccolo, due lampare porteranno il pescato a Marano per il via libera sanitario. Le casse poi torneranno a Trieste.
Questo fino a giovedì o venerdì, quando il Mercato ittico dovrebbe essere riaperto, come ha rassicurato il sindaco, che in fatto di sardoni se ne intende.
Con buona pace di un’intera città.